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  • Cavallari Luca ha cambiato la foto del profilo 8 anni, 2 mesi fa

  • E’ online il sito dedicato alla tutela del diritto d’autore online a cura dell’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

    Il Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore, in vigore dal […]

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    Mostra retrospettiva
    proveniente dal Centre Pompidou di Parigi

    Roma, Museo dell’Ara Pacis
    26 settembre 2014 – 25 gennaio 2015
    #BressonRoma

    “A volte mi chiedono: ‘Qual è la foto che preferisci […]

  • Stop-Fnsi
     
    “No al contratto, no all’accordo su equo compenso e lavoro autonomo”
    Un accordo sul lavoro autonomo stipulato tra le parti, sindacato ‘unico’ dei giornalisti (Fnsi) ed editori (Fieg), che diventa legge dello Stato e legalizza lo sfruttamento: 3 mila euro l’anno lordi, 250 al mese. Lo chiamano “equo” compenso, con il placet del governo nella persona del sottosegretario all’Editoria Luca Lotti. Per i giornalisti precari e freelance si tratta di un compenso “iniquo” e di un accordo truffa. E’ stato svenduto il lavoro dei giornalisti, rendendoli più ricattabili, sfruttati e licenziabili. A essere minacciata è la libertà di stampa, baluardo della tenuta democratica delle istituzioni.

    Grazie a questo accordo, è legge dello Stato che un giornalista non è sfruttato se: guadagna 20 euro per un articolo di quotidiano (di almeno 1600 battute), 6 euro e 25 per un lancio di agenzia, 250 euro al mese e 3000 euro lorde l’anno per 144 articoli l’anno. Non conta l’argomento, può essere un’inchiesta sulle mafie o l’inaugurazione di un teatro, e nemmeno la testata: “quotidiano” è il Corriere della Sera o l’Eco di Canicattì. E’ legge dello Stato il principio assurdo che più si lavora meno si guadagna: fino a 144 articoli in un anno la paga ‘equa’ è 250 euro al mese, da 145 a 288 articoli è altrettanto ‘equo’ essere pagati il 60% di 250 euro e da 289 a 432 articoli, il 50% di 250. È stato infatti introdotto per legge un ‘riduttore’ dei compensi. Ma se lo sfruttamento legalizzato è chiamato “equo compenso”, il “riduttore” lo definiscono il “moltiplicatore”.
    E’ legge dello Stato che si può scrivere più di un articolo al giorno per un giornale (432 articoli l’anno) lavorando come un dipendente, ma senza contratto e senza essere assunti. Come si fa a dire che questo è lavoro autonomo?
    L’accordo sul lavoro autonomo apre la strada all’espulsione in massa dei dipendenti dalle redazioni. Perché a parità di quantità e qualità di lavoro svolto, un giornalista autonomo costa cifre ridicole rispetto a un contrattualizzato.
    La ratio della legge sull’equo compenso, promulgata a dicembre 2012 era di proteggere i tantissimi giornalisti non assunti, oltre il 60% degli iscritti all’Ordine, dallo sfruttamento. Il compito di stabilire la soglia dell’equo compenso, sotto il quale si configura lo sfruttamento e la perdita dei contributi pubblici all’editoria, spettava alla Commissione governativa presieduta dal sottosegretario Luca Lotti, il presidente Fnsi Giovanni Rossi, il direttore generale Fieg Fabrizio Carotti, il presidente Inpgi Andrea Camporese e il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, unico ad avere votato contro.
    Il risultato raggiunto rende i giornalisti autonomi potenzialmente ancora più poveri.
    Questo è un pessimo accordo che stabilisce un pericoloso precedente e lede la dignità di tutti i lavoratori. I giornalisti che lavorano da collaboratori esterni delle redazioni non hanno potuto impedirne l’approvazione. I loro rappresentanti all’interno della Commissione nazionale freelance e della commissione contratto dell’Fnsi non hanno avuto voce in capitolo, se non la possibilità di dissociarsi a cose fatte.
    Il paradosso è che siamo giornalisti ma è difficile farci sentire. Le prossime iniziative sono la presentazione di un’interrogazione parlamentare, l’appello per un Referendum vero, da tenersi nelle redazioni e nelle Associazioni, una consultazione trasparente e inclusiva che abbia come platea quelli a cui questo accordo si dovrà applicare.
    Appuntamento atteso è la manifestazione “Stop Fnsi” prevista per l’8 luglio alle ore 10, quando i giornalisti in rivolta si ritroveranno sotto la sede del sindacato in corso Vittorio Emanuele a Roma.
    Organizzatori manifestazione dell’8 luglio: stopiniquocompenso@gmail.com

     

  • Cambogia 09
    CAMBOGIA 201, The Khmer Culture
    Luca Abete – Elena Givone

    In una delle destinazioni più suggestive e ambite dai fotografi del Mondo, un’ esperienza unica e irripetibile. Non il solito viaggio fotografico, qualcosa in più di un workshop. Sarà la Cambogia la meta del secondo anno del format fotografico FotOOpposte, che vedrà protagonisti non solo i due autori, Luca Abete ed Elena Givone, ma anche un gruppo di appassionati che potranno vivere in prima persona sia le meraviglie del luogo che i retroscena e la costruzione, foto dopo foto, del progetto.
    Esistono tanti modi per raccontare un luogo. Luca Abete e Elena Givone hanno deciso di fotografarsi reciprocamente l’uno di fronte all’altro, inglobando così i luoghi circostanti e tutti gli elementi in movimento. La visione delle due foto restituisce così un quadro completo, su un doppio piano, dello stesso luogo, nello stesso attimo.

    Sperimentato in Sri Lanka nel 2013, l’idea ha già fatto scuola, vanta già alcune mostre e rappresenta il primo esempio al Mondo di narrazione fotografica bidimensionale di questo tipo.

    Un viaggio esclusivo, a numero chiuso, dedicato a chi ama esplorare, fotografare e socializzare. Un gruppo eterogeneo, quindi, formato da una fotografa affermata, da un volto noto del panorama televisivo italiano, da un coach esperto del luogo e da appassionati di fotografia (e non solo) che hanno voglia di condividere, oltre alla passione per la fotografia, proprio come in un reality, anche i pasti, gli spostamenti e le meraviglie che la Cambogia sa regalare.

    DIFFICOLTA’ : Media/Facile
    TRATTAMENTO : Pernottamento e prima colazione
    DURATA : 14 giorni / 13 notti
    DOCUMENTI : Passaporto con 6 mesi di validità residua dalla data di partenza / Visto 20 USD da pagare in loco.
    CLIMA : Tropicale. A fine novembre termina la stagione delle piogge, e si va verso la stagione secca. E’ tra le stagioni migliori per fotografare, la natura è rigogliosa, i templi pieni di muschio verde, le risaie sono rigogliose, e il cielo spesso con fotogeniche nuvole. La temperatura arriva anche a 30-32 gradi, di notte scende fino a 24-26 gradi.
    VACCINAZIONI E CONSIGLI SANITARI : Non sono richieste vaccinazioni obbligatorie, è consigliabile portare con se i principali medicinali soprattutto per prevenire problemi intestinali. Possono essere utili degli integratori salini, spray per le zanzare e crema solare.
    ABBIGLIAMENTO : Si consigliano abiti in cotone, comodi e leggeri. Per le scarpe, sono sufficienti scarpe da ginnastica, scarponcini leggeri o sandali, importante che siano comode. Nelle aree templari bisogna avere un abbigliamento che rispetti la sacralità dei luoghi e le usanze locali, come se entrassimo in una nostra chiesa.
    ASSICURAZIONI : Assistenza sanitaria compresa nella quota base, Annullamento, facoltativa da richiedere al momento della prenotazione (€ 140,00).
    NOTE : Prima della partenza, saranno fornite informazioni più dettagliate a tutti i partecipanti.

    La guida Lonely Planet, verrà inviata prima della partenza del viaggio. Nonostante lo sforzo da parte dell’organizzazione per rispettare il programma di viaggio, l’itinerario presentato è da considerarsi come indicativo. In base ad eventi atmosferici o ad altri imprevisti, le visite potrebbero essere posticipate, anticipate o cancellate a discrezione dell’organizzazione, salvaguardando comunque il livello dei servizi e le caratteristiche peculiari del viaggio. Si ricorda che per partecipare a questi viaggi è necessario un minimo di spirito di adattamento, ampiamente ripagato dall’esperienza che avrete modo di vivere. I voli proposti sono indicativi e potrebbero variare per esigenze organizzative. Alla sera, dopo cena e quando ne avremo occasione guarderemo insieme le fotografie scattate durante la giornata per darvi consigli utili sulla fotografia di viaggio e su come ottenere scatti davvero soggettivi. Per chi lo desidera, eventualmente è possibile richiedere partenze da altri aeroporti.

    PROGRAMMA DI VIAGGIO

    DOMENICA 03 AGOSTO 2014 – MILANO – SINGAPORE
    Ritrovo all’aeroporto di Mlano Malpensa incontro con il nostro accompagnatore, consegna dei documenti di viaggio e assistenza per il disbrigo delle pratiche doganali d’imbarco. Partenza in mattinata con volo di linea, scalo a Singapore. Pasti e pernottamento a bordo. I voli sono operati con la compagnia aera Singapore Airlines.
    LUNEDì 04 AGOSTO 2014 – SINGAPORE – SIEM REAP
    Arrivo in mattinata a Singapore e proseguimento con volo in coincidenza per Siem Reap. Incontro in aeroporto con Alessandro e trasferimento in albergo. Siem Reap ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo incredibile, spinto dalla crescente affluenza turistica. Una volta conglomerato di villaggi rurali, è oggi il “centro servizi” di Angkor. Il centro storico conserva ancora il fascino dell’epoca coloniale francese, caratterizzato da un pittoresco lungo fiume e da numerose pagode. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio, visita della pittoresca cittadina e, se l’orario lo permetterà, andremo ad ammirare il tramonto all’interno dell’area templare di Angkor Wat. Cena e pernottamento.
    MARTEDì 05 AGOSTO 2014 – SIEM REAP – ANGKOR
    Colazione e partenza di buon’ora in tuk tuk per Angkor (7 km), il più grande sito archeologico del mondo e culla della civiltà Khmer. Visita della cittadella fortificata di Angkor Thom (XII secolo) e dei suoi templi, primo fra tutti il misterioso Bayon, con le sue 54 guglie goticheggianti impreziosite da 216 volti orientati verso i 4 punti cardinali, rappresentanti l’enigmatico volto del re JayavarmanVII. Impressionante anche la quantità e la qualità dei bassorilievi, che raccontano epiche battaglie e scene di vita quotidiana. Proseguiremo con la visita del piramidale Baphuon, della Terrazza degli Elefanti e del Re Lebbroso, e del PreahPalilay, piccolo ma suggestivo tempietto poco frequentato dai turisti. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio visiteremo il Ta Keo, elegante tempio incompiuto del XI secolo, il poco frequentato Bantey Kdey, per concludere la giornata e goderci il tramonto all’Angkor Wat (XI secolo), il più grande edificio religioso al mondo, famoso oltre che per le mastodontiche dimensioni anche per i mirabolanti bassorilievi (circa 1.200 metri quadrati). Rientro a Siem Reap, cena e pernottamento.
    MERCOLEDì 06 AGOSTO 2014 – BANTEAY SREY – KBAL SPEAN – RULOS GROUP – BAKONG TEMPLE
    Dopo colazione ci spostiamo in tuk tuk verso Bantey Srey (32 km), piccolo tempio hinduista del X secolo, considerato la perla dell’arte angkoriana. Famoso per i bassorilievi di stupefacente fattura tra i più belli al mondo e, per il suo colore rosa, viene anche chiamato “il Tempio delle donne” (“srey” in cambogiano significa “donna”), in quanto la leggenda racconta che questi bassorilievi devono per forza essere stati creati da una mano femminile, vista la delicatezza delle sculture e i minuti dettagli delle figure. Proseguiamo in tuk tuk per pochi km a nord, destinazione Kbal Spean, più noto come “Fiume dei mille linga”. Un facile sentiero in mezzo alla giungla raggiunge l’alveo di un fiume in cui si possono ammirare bassorilievi di divinità hinduiste risalenti all’impero Khmer. Possibilità di rinfrescarci sotto una cascata. Prima di rientrare a Siem Reap andremo a visitare con la luce del tramonto il sito archeologico di Rulos, l’antica capitale pre Angkoriana, in particolare il meraviglioso Bakong temple e la sua pagoda buddista. Rientro a Siem Reap nel tardo pomeriggio. Cena e pernottamento.
    GIOVEDì 07 AGOSTO 2014 – SIEM REAP – ANGKOR
    Dopo colazione torniamo dentro Angkor, per completare la visita della zona archeologica. Iniziamo con il labirintico Preah Kan (XII secolo), in dimensioni secondo solo all’Angkor Wat, e concludiamo la mattinata visitando le suggestive East Gate e West Gate, le monumentali porte orientali e occidentali di Angkor Thom. Pranzo al sacco. Nel Pomeriggio ci spostiamo verso il Ta Prohm (XII secolo), affascinante tempio immerso nella giungla e sormontato dalle radici di enormi alberi secolari e piante rampicanti. Proseguiamo con la visita del Sra Srang, enorme vasca per le abluzioni pubbliche (800 x 400m), e chiudiamo la giornata salendo sul tempio-montagna Pre Rup per ammirare il tramonto. Rientro a Siem Reap, cena e pernottamento.
    VENERDì 08 AGOSTO 2014 – PHNOM KULEN NATIONAL PARK
    Tutta la giornata è dedicata alla visita del Phnom Kulen National Park, che comprende una delle più belle cascate della Cambogia. Dopo colazione ci muoveremo in auto o minivan (50 km). Visiteremo il tempietto buddista arroccato su una roccia alta 40 metri con all’interno un grande Buddha disteso, la più sacra e importante meta di pellegrinaggio dei cambogiani, e ci rilasseremo facendo il bagno sotto una meravigliosa ed imponente cascata. Pranzo al sacco. Dopo pranzo potremo continuare a fotografare le cascate oppure goderci una siesta all’ombra. Nel rientrare a Siem Reap passeremo attraverso risaie e palmeti, e ci imbatteremo in scene di vita quotidiana, tutti ottimi spunti fotografici. Cena e pernottamento.
    SABATO 09 AGOSTO 2014 – BENG MALEA – KOMPONG PLUK
    Dopo colazione ci muoviamo in tuk tuk con meta il Beng Malea (XII secolo), un enorme complesso templare completamente invaso dalla violenza della natura, con radici e rampicanti che hanno ormai preso il sopravvento sul tempio, una vera esperienza esplorativa. Dopo pranzo, rientrando a Siem Reap, ci fermiamo a visitare l’incredibile villaggio su palafitte di Kompong Pluk. A causa dell’aumento di volume fino a 10 volte del lago Tonle Sap verso la fine della stagione delle piogge, tutti i villaggi di pescatori adiacenti ad esso vengono costruiti su palafitte alte fino a 6-7 metri. Il villaggio non è ancora stato invaso dal turismo di massa, e il solo viaggio per raggiungerlo sarà un’esperienza indimenticabile. Tra il villaggio e il lago sarà possibile visitare in canoa la suggestiva foresta alluvionale, e fotografare al rientro il tramonto. Rientro a Siem Reap nel tardo pomeriggio, cena e pernottamento.
    DOMENICA 10 AGOSTO 2014 – SIEM REAP – BATTAMBANG
    Dopo colazione partiremo in barca per Battambang il viaggio durerà 8-10 ore circa, a seconda del livello dell’acqua. Lungo il tragitto passeremo continuamente in mezzo a villaggi galleggianti, villaggi su palafitte e panorami rurali. Pranzo al sacco in barca. Arrivo a Battambang nel tardo pomeriggio, sistemazione in albergo con piscina, cena e pernottamento.
    LUNEDì 11 AGOSTO 2014 – BATTAMBANG
    Elegante cittadina fluviale, vanta numerosi edifici coloniali francesi e alcune tra le più belle risaie di tutto il paese. Alla mattina, dopo la colazione in albergo, faremo una breve ma curiosa escursione sul famoso “trenino di bambù”. Il trenino è in realtà una piattaforma di bambù con un piccolo motore a scoppio ancora usata dagli abitanti dei villaggi adiacenti per raggiungere la città, e a noi fotografi permetterà di inoltrarci nel cuore della campagna, in mezzo a risaie e water buffalo. Ci sposteremo poi in tuk tuk per scoprire come le famiglie locali preparano artigianalmente i fogli di riso per alimenti. Pranzo in ristorante locale. Nel pomeriggio visiteremo Wat Ek Phnom o Wat Phnom Sampeau oppure le antiche case di legno. Verso il tramonto passeggiata sul vivace lungo fiume, ricco di case coloniali francesi. Rientro in Hotel, cena e pernottamento.
    MARTEDì 12 AGOSTO 2014 – BATTAMBANG – PHNOM PENH
    Partenza in mattinata per Phnom Penh (5 ore, bus di linea con aria condizionata), affascinante ma piena di contraddizioni capitale della Cambogia. Pranzo al sacco durante il viaggio. Phnom Penh, metropoli di quasi due milioni di abitanti, sorge alla confluenza di tre fiumi. Chiamata un tempo “la perla d’Asia”, fa notare ovunque la mano della colonizzazione francese, dagli eleganti e immensi viali alberati, alle antiche case coloniali. Sistemazione alla Goldie Boutique Guesthouse (o simile). Nel pomeriggio visita all’area del Palazzo Reale: la Sala del Trono, la Pagoda d’argento e la casa di ferro regalata al Re Norodom da Napoleone III, sono fra gli edifici più significativi e affascinanti.! Ci spostiamo poi a piedi al vicino Museo Nazionale della Cambogia, dove vedremo i pezzi più belli dei periodi Angkoriani e pre- Angkoriani. Rientro in albergo, cena e pernottamento.
    MERCOLEDì 13 AGOSTO 2014 – PHNOM PENH
    Dopo colazione visita allo Psa Thmei, l’enorme mercato centrale di Phnom Penh, famoso soprattutto per il gigantesco edificio in stile art decò che lo ospita. Ci offrirà numerose possibilità fotografiche, dal vivace mercato del pesce alle frequentatissime bancarelle che vendono artigianato locale. In tarda mattinata visita al museo Tuol Sleng, più noto come S21. Un tempo scuola superiore fu ridestinata da Pol Pot a carcere di massima sicurezza, in cui più di 17.000 persone furono torturate e poi uccise durante il regime dei Khmer Rossi nella seconda metà degli anni ’70. Dopo aver pranzato in una brasserie sul lungo fiume, sarà possibile dedicarsi allo shopping al Mercato Russo, pieno di bancarelle di qualsiasi tipo, dall’abbigliamento all’antiquariato. Per quanto sia un mercato anche turistico, la parte alimentare centrale è molto fotogenica, grazie anche ai numerosi tagli di luce che penetrano dai tendoni del soffitto. Terminiamo la giornata con una crociera al tramonto sul Mekong, che ci permetterà di ammirare la silhouette del palazzo reale con il sole che tramonta alle spalle. Rientro in Hotel, cena e pernottamento.
    GIOVEDì 14 AGOSTO 2014 – PHNOM PENH – SIEM REAP
    Colazione e partenza in mattinata per Siem Reap (6 ore, bus di linea con aria condizionata). Sistemazione in albergo. Pranzo, pomeriggio libero per effettuare le ultime fotografie e gli eventuali acquisti prima del rientro. Rientro in Hotel per la cena ed il pernottamento.
    VENERDì 15 AGOSTO 2014 – PSA KROM – PHUM CHREY VILLAGE – KYUNGHYU
    Colazione presto, per andare a visitare il mercato locale Psa Krom nel pieno del fermento. Il pesce pescato di notte nel vicino lago Tonle Sap viene portato qui all’alba, e fino a metà mattinata è possibile assistere alla vivace compra-vendita della gente del posto. A metà mattinata ci spostiamo in un villaggio subito fuori Siem Reap, dove saremo ospiti per pranzo da amici, in una casa locale cambogiana. Qui avremo modo di rilassarci all’ombra e di assaggiare la cucina locale.! Nel pomeriggio andremo a visitare Kyunghyu, un’area subito fuori Siem Reap usata dai Cambogiani come posto di ritrovo per cenare e divertirsi in compagnia. Simile ad un luna park, ci offrirà infinite possibilità fotografiche, soprattutto riguardanti lo “street food”. Sono presenti infatti tutti i tipi di bancarelle alimentari immaginabili, oltre che diverse attrazioni e giostre. Autentica esperienza locale! Cena in città e pernottamento.
    SABATO 16 AGOSTO 2014 – SIEM REAP
    Colazione in albergo e visita in mattinata del più grande mercato locale di Siem Reap, lo Psa Leu (“mercato alto”). Come tutti I mercati asiatici ci troveremo in un turbinio di colori, rumori ed emozioni. Il resto della giornata sarà libero, o per gli ultimi scatti fotografici alla cittadina e a al suo Psa Cha (“mercato vecchio”), o per lo shopping in uno dei vari “night market”. Cena e pernottamento.
    DOMENICA 17 AGOSTO 2014 – SIEM REAP – SINGAPORE
    Colazione e trasferimento in aeroporto per il disbrigo delle pratiche doganali e imbarco sul volo che ci porterà prima a Singapore e poi in Italia. Pasti e pernottamento a bordo. A Singapore, in base agli operativi aerei, sarà possibile effettuare una breve visita guidata in centro città a Singapore.
    LUNEDì 18 AGOSTO 2014 – SINGAPORE – MILANO
    Volo notturno da Singapore e arrivo in Italia in mattinata.
    ESTENSIONE MARE
    Per chi lo desidera è possibile richiedere al momento della prenotazione una settimana supplementare di soggiorno a Sihanouk Ville, località di mare cambogiana con rientro in Italia previsto per Lunedì 25 Agosto.
    NOTE
    Nonostante lo sforzo da parte dell’organizzazione per rispettare il programma di viaggio, l’itinerario presentato è da considerarsi come indicativo. In base ad eventi atmosferici o ad altri imprevisti, le visite potrebbero essere posticipate, anticipate o cancellate a discrezione dell’organizzazione salvaguardando comunque il livello dei servizi e le caratteristiche peculiari del viaggio. I pranzi non sono stati inseriti nel programma per consentire una maggiore elasticità allo svolgimento delle attività fotografiche di ogni partecipante. Saranno consumati prevalentemente in ristoranti locali ed alcune volte al sacco, le cene presso le strutture alberghiere o in ristoranti tipici. Le strutture alberghiere previste sono semplici ma accoglienti. Alla sera, dopo cena e quando ne avremo occasione guarderemo insieme le fotografie scattate durante la giornata per darvi consigli utili sulla fotografia di viaggio. Parleremo di tecniche di ripresa, composizione e post-produzione ma anche del rapporto personale che ognuno di noi ha con la fotografia. Si ricorda comunque che per partecipare a questi viaggi è necessario un minimo di spirito di adattamento, ampiamente ripagato dall’esperienza che avrete modo di vivere.
    ATTREZZATURA FOTOGRAFICA CONSIGLIATA: Per questo viaggio non è richiesto un particolare livello fotografico ed è possibile partecipare con qualsiasi tipo di attrezzatura. Tuttavia per ottenere i risultati migliori, consigliamo la conoscenza di base per l’utilizzo di una macchina fotografica e un corredo minimo costituito da un corpo macchina digitale con obiettivi intercambiabili, un grandangolare da 14-20mm e un medio tele da 35-70mm. E’ inoltre consigliabile essere muniti di un buon treppiede, una batteria di scorta ed uno zaino fotografico per il trasporto dell’attrezzatura. Non dimenticate di portare con voi le schede di memoria, il caricabatterie, i cavi di collegamento ed una chiavetta USB. Un computer portatile o un tablet è consigliabile per visionare, scaricare e condividere le fotografie e per un corretto svolgimento del workshop.
    QUOTE DI PARTECIPAZIONE (a persona)
    Quota base (volo incluso) : 3.680,00 euro
    Settimana supplementare : 890,00 euro
    Supplemento Camera Singola : 290,00
    Assicurazione annullamento facoltativa : 140,00! Numero minimo / massimo partecipanti : 8 / 12
    Prenotazioni entro il : 30.06.2014
    (*) L’ assicurazione annullamento, a copertura delle penali previste in caso di rinuncia da parte del cliente, come indicato nelle! Condizioni generali di Contratto, è richiedibile solo al momento della prenotazione al costo di 140,00 € a persona.

    La quota comprende:
    Volo A/R da Milano.
    Tasse aeroportuali
    Franchigia bagaglio 23.00 Kg.
    Trasporti e trasferimenti interni.
    Sistemazione in Hotel.
    Pernottamento e colazione.
    Workshop di fotografia.
    Assicurazione medico/bagaglio.
    Guida Lonely Planet.
    Attestato di partecipazione.

    La quota non comprende:
    Pranzi, cene e bevande.
    Mance ed extra in genere.
    Attività ed escursioni extra programma.
    Supplemento camera singola.
    Assicurazione annullamento facoltativa (*).
    Tutto quanto non espressamente indicato.

    Prenotazioni e informazioni :
    Phototravel | Workshop e Viaggi fotografici Tel. 349.6652078 – info@phototravel.ithttp://www.phototravel.it Piazza S.Lorenzo 20 – 10094 Giaveno (TO)

  • pierpaolocito_web

    Finalista nel 2007 al premio Pulitzer, Pier Paolo Cito ha un curriculum di tutto rispetto. Fotoreporter di AP (Associated Press) per molti anni, adesso freelance, Cito ha documentato numerosi conflitti, dalla Bosnia all’Iraq, dall’Afghanistan alla Libia, passando per la striscia di Gaza fino all’Etiopia. Alla fine di maggio terrà il workshop Foto/giornalismo in zone di conflitto, presso l’Institute for Global Studies a Roma.

    Lo abbiamo raggiunto per presentarci il Workshop e per raccontarci come si lavora in zone ad altissimo rischio.
    Abbiamo trovato un collega cui brillano gli occhi nel raccontare le tante esperienze vissute, la cui vita è iniziata più e più volte, e che tiene in altissima considerazione la formazione dei propri studenti.

    Come nasce l’idea, l’esigenza di un workshop come questo Foto/giornalismo in zone di conflitto?

    Andando in zone di guerra ad alto rischio e pericolo, mi è capitato di trovare professionisti ma non esperti del settore, che, presi dall’entusiasmo e aiutati dalla tecnologia (un tempo queste zone ad alto rischio erano prerogativa delle grandi agenzie), erano lì ma non sapevano bene cosa stessero facendo: significava perciò mettere in pericolo non solo la loro vita, ma anche quella di chi gli stava intorno, dal driver ai soldati. Questo è il primo motivo per cui ho deciso di tenere il workshop.

    In questo ultimo periodo poi, perfino nelle situazioni urbane, che un tempo erano più tranquille, si stanno verificando problemi seri, sia con le forze dell’ordine che con i manifestanti (armati di manganelli). Inizia ad esser problematico, perché diventa una vera e propria situazione di guerriglia.

    C’è questo parallelo, nel programma, tra guerra e manifestazioni. Anche chi fa cronaca deve avere la prontezza di capire cosa sta per succedere, la pericolosità degli avvenimenti (una carica delle forze dell’ordine, per esempio).

    Il corso è diviso in tre parti. Il primo giorno parlo di come lavorare in situazioni urbane, di guerriglia urbana, il secondo nei veri e propri teatri di guerra e nel terzo i partecipanti sono embedded (portati al seguito) con l’esercito, in modo che possano vedere cosa davvero succede nei teatri di guerra. Nella prima fase, quindi, insegno sia come avere rapporti coi manifestanti (non con le persone che manifestano pacificamente, ma con chi è andato lì con manganelli, caschi e viso coperto e che probabilmente, se si presenta così, vuol dire che qualcosa vuole fare) che con le forze dell’ordine.Quello che cerco di insegnare nel corso è prevedere, per avere poi la possibilità di lavorare nel miglior modo possibile.

    La stessa cosa, in maniera più complessa, la insegno il secondo giorno di corso: lavorare nei teatri di guerra, sia da embedded che non (un conto è se segui un esercito di uno stato, un conto è se sei con dei miliziani). Questo è lo scopo del mio corso, che ho poi arricchito anche con immagini ed esempi.

    Questa volta poi ci sarà anche una vera e propria esercitazione militare con i paracadutisti della Folgore e con la Croce Rossa Italiana che darà nozioni di primo soccorso in situazioni ad alto rischio. Se, per esempio, ci sono dei cecchini, e sei ferito, nessun professionista verrà ad aiutarti, perché si sa che i cecchini non aspettano altro. Una parte fondamentale del corso è cercare di insegnare a non comportarsi istintivamente. Un esempio è quando scoppia una granata: quando esplode, l’istinto ti dice di correre. Ma se corri verrai probabilmente colpito. L’unica cosa da fare è gettarsi a terra, ma l’istinto ti va contro, e ti dice di correre. Devi gettarti a terra.

    Per lavoro hai seguito tantissimi conflitti. Hai trovato differenze tra le guerre? La tecnologia ha cambiato tutto?

    Le guerre sono tutte diverse. Ciò che non viene mai detto è che le guerre sono fatte dalle persone. Sembra banale, ma non lo è. È quindi importante sapersi rapportare con le persone. Quando ero in Israele, i soldati avevano cinturato, bloccato, un campo profughi, dove io dovevo/volevo entrare. Un ragazzino di venticinque anni, armato e letale, addestrato a sparare, mi aveva bloccato, come tutte le altre persone. Rimasto lì, abbiamo iniziato a parlare. “Ah, you are italian…beautiful girls!” e poi via col calcio. Quel che è successo è che dopo aver passato una buona mezz’ora a parlare di ragazze, io non ero più “il nemico” e quando gli ho detto che dovevo comunque entrare, sono entrato. Un soldato, dopo aver parlato con te, non ti spara. Bisogna trovare, per svolgere il nostro lavoro, che significa entrare dove trovi chiuso, il modo di comunicare con le persone, ed ovviamente altra cosa importante è il rispetto.

    La prima cosa che dico a chi partecipa ai miei corsi è di imparare tutto il possibile su dove si andrà, la cultura e le persone che sono coinvolte: puo’ succedere che ti passi accanto il vice di Hamas e se non sai chi è, il tuo lavoro ne risente. Conoscere un po’ la lingua viene molto apprezzato, e conoscere le usanze puo’ essere utilissimo. Ti faccio un esempio. Se tu sei in una zona da un po’ di tempo, e sai che nella piazza dove abiti o ci passi davanti spesso, c’è il mercato tutti i giorni e i bambini giocano, il giorno in cui non vedi i bambini devi prevedere che qualcosa puo’ succedere. A te, straniero, non viene detto (potresti anche essere una spia). Gli insurgents, chi fa la propria battaglia, non vuole vittime locali, vuole l’appoggio della popolazione, ed avverte la gente del luogo.

    La tecnologia poi è cambiata: il satellitare ora è accessibile ma bisogna stare attenti, perché proprio la maggiore accessibilità dei luoghi fa dimenticare che serve una preparazione specifica, l’attenzione e l’addestramento sono importanti. Capire anche il tipo di armi che viene usata è importante, perché ti puoi muovere di conseguenza.
    Puoi non amare le armi, io non ho nemmeno fatto il militare, ma se vai in un posto dove le stanno usando, devi conoscerle, ne va della tua vita.

    Per questo credo che il mio workshop serva: non si puo’ pensare solo a portare a casa una bella immagine, perché il posto fa sì che entrino in gioco altre componenti importanti, come la sicurezza, più importante della foto stessa. Per bilanciare, devi capire il rischio: se muoiono anche i soldati, che sono addestrati, figuriamoci un civile. Otre al fatto che chi è del posto capisce subito se tu sei professionista o meno. Se tu vai e non sei preparato, e non hai esperienza, sarai uno “pericoloso”, per te e per chi ti sta vicino e ti terranno chiuso dentro una stanza o al massimo ti porteranno solo in luoghi molto sicuri dove realizzerai dei servizi come ne trovi tanti, qualcosa come “le suore al Vaticano”.
    È importante avere conoscenze specifiche perché solo così potrai avere accesso a zone fotograficamente interessanti e realizzare un buon lavoro.

    Come scegliere da che parte raccontare?

    Ci sono pochi conflitti nel mondo in cui puoi essere quasi contemporaneamente da una parte e dall’altra. Uno di questi è il conflitto israelo-palestinese: un giorno puoi stare da una parte (fotograficamente) e un’ora dopo, dall’altra. Devi sapere che ci sono dei meccanismi psicologici che influenzano: i cattivi sono sempre dall’altra parte se sei sotto colpi di arma da fuoco, e chi sta accanto a te testimonierà contro l’altro, ma un giornalista deve essere cosciente di questo. Ci puoi fare molto poco. L’ideale sarebbe lavorare con entrambi per realizzare un servizio onesto, ma la cosa fondamentale è non parteggiare.

    È molto importante considerare la propaganda: in tutte le guerre ogni componente che si scontra fa largo uso di propaganda. In Libia i francesi sono intervenuti per la storia del cimitero, che non era vera, ed è solo un esempio tra tanti, perché l’opinione pubblica si è scossa di fronte a quelle immagini. Anche il fatto che ti si porti a far vedere certe cose rispetto ad altre fa parte della propaganda.

    Realizzare un reportage di fronte al dolore degli altri.

    Un giornalista dovrebbe comportarsi come un medico in un pronto soccorso. Se arriva una bambina ferita, il medico non si mette a piangere. Tu sei un professionista e devi essere “freddo” e fare il tuo lavoro. Se ti trovi in certe situazioni e non realizzi le immagini per cui sei lì, sei un voyeur. Cio’ non toglie che nel momento in cui finisci di lavorare, allora puoi anche piangere. Ma se piangi e basta la tua presenza è inutile: quando sei sul posto devi reagire.

    L’etica poi è importante. Alla classica domanda “se davanti a te qualcuno viene ferito, tu che fai, lo aiuti o lo fotografi?” cerco di applicare un criterio semplicissimo: se sono l’unico che puo’ aiutare in quel momento, aiuto, se ci sono altre persone vicine che possono farlo, fotografo.

    Bellezza e morte, bellezza e sofferenza. Come si lavora in certe situazioni?

    Io faccio un’altra domanda: qual è l’alternativa? Fare immagini brutte?
    Quando è morto mio padre, mi sono chiesto: “e se ora venissero i fotografi?”. Quando mi trovo in queste situazioni chiedo sempre il permesso di lavorare.

    Un esempio. In Palestina, in un periodo con molte vittime, sono andato ad un funerale di un giovane. L’attrezzatura chiusa nella borsa, ho chiesto l’autorizzazione al capo. Solo allora sono entrato, e mi sono ritrovato nella stanza con le donne. Ho dato loro le condoglianze, ho spiegato tutto. Ad un certo punto ho sentito i Kalashnikov, segno che la bara stava arrivando dalla morgue. Le donne hanno iniziato a piangere, ed io ho scattato una bella foto, una madonna. Con la bara è arrivato un ragazzo, che appena mi ha visto mi è venuto addosso e mi ha messo la mano al collo. Io sono rimasto fermo, e in meno di un quarto di secondo le donne hanno smesso di piangere e lo hanno accerchiato e allontanato da me. E mi hanno detto: continua a fare il tuo lavoro.

    Dalla Puglia a Roma, il Vaticano e i conflitti. Sei l’esempio che anche chi viene da paesi piccoli puo’ realizzarsi con la fotografia.

    Chiunque, da un posto piccolo, dovrebbe prendere il meglio. Certo, Roma rimane un punto di riferimento, ma a questo punto perché non New York? Visto che ti devi spostare, pensa in grande! E poi, nel proprio paese, si conoscono i luoghi, le dinamiche e le persone: bisogna fare la gavetta, e poi andare. Anche perché a Roma ci sono molti professionisti, ma sono tanti e la competizione è enorme. Nel proprio paese il rapporto è più conveniente.

    Io ho fatto quello che potevo fare a Brindisi, poi sono andato a Roma, in Vaticano e poi in giro per il mondo. Venti anni fa, quando non c’era internet, da Brindisi, ho inviato delle foto al National Geographic, con una lettera, e mi hanno pubblicato. Poi ho iniziato a lavorare con Ap, che dopo un po’ mi ha preso stabilmente, e via.

    Ho fatto quello che potevo in Puglia, ho imparato da solo, e ho voluto insegnare quello che avrei voluto sentire io, e che nessuno diceva. Ho sempre insegnato, il primo corso l’ho tenuto 25 anni fa, ed ho continuato: quello che amo è vedere la luce negli occhi di chi impara qualcosa. Le cose che insegno io le ho imparate, e vissute.

    Gli effetti psicologici della guerra, come li affronti?

    Ho parlato con molti psicologi e loro parlano del debriefing, che è fondamentale (il debriefing è un intervento psicologico-clinico strutturato che si tiene a seguito di un avvenimento potenzialmente traumatico, allo scopo di eliminare o alleviare le conseguenze emotive spesso generate da questo tipo di esperienze -ndr). La mente umana è come un contenitore, più o meno grande. Si possono sopportare un certo numero di cose, che si accumulano, ma poi ci sono situazioni in cui la goccia fa traboccare il vaso: la cosa migliore da fare è parlarne. Comunicare e parlare con chi ti è vicino. Scaricare la tensione raccontando.

    Lì la vita ha altri ritmi. Sai bene che il giorno dopo puoi morire. Certe volte penso di aver già vissuto più di una vita: tante cose le racconto solo a chi già c’è stato, perché gli altri non capirebbero davvero. Sapessi il sapore di quel pacchetto di wafers mangiato dopo un pericolo scampato! Quando vivi certe cose, smetti di giocare e di ridere. Non ti vedi più come un fotografo alla James Nachtwey, e hai paura: lì si rischia davvero, e non è un film, chi muore muore davvero. E io ho visto i miei colleghi morti. Anche dire: “vado a fare questa esperienza interessante” è diverso che dire: “vado a morire”. Prova a svegliarti ed avere la sicurezza che potresti morire, non è più “interessante”. Questo è anche ciò che cerco di raccontare nei miei corsi.

    Ci sono molte ragazze che frequentano i tuoi corsi? In guerra le donne hanno problemi diversi?

    Le ditte che fabbricano giubbotti anti-proiettili li fanno conformati anche per le donne. Ci sono differenze, magari hanno meno forza fisica e reggono meno i pesi, ma per contro hanno accesso in posti che gli uomini non hanno. Anche la visione forse è diversa. Le donne poi reagiscono e se la cavano benissimo, sono toste! Quando ho iniziato a lavorare a livelli internazionali forse la proporzione era del 30%, ora saremo anche al 60%.

    Le tue influenze: interne alla fotografia ed esterne.

    Ho iniziato guardando Capa, James Nachtwey e ovviamente mi tengo aggiornato seguendo i miei contemporanei. Tra quelle esterne, c’è un uomo davvero grande: Caravaggio!

    Più vado avanti e più mi avvicino alla pittura. Tra una settimana terrò un corso a Milano sulla percezione della luce e dell’uso della luce in fotografia. Più studio la luce, più mi avvicino alla pittura. Noi lavoriamo con la luce che c’è, i pittori la creano e sono responsabili di tutto! Eccezionali. È un processo molto più serio ed impegnativo di quello nostro. Noi dobbiamo imparare a vedere la realtà: non è la tecnica, è l’occhio!

     

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    Grazie per l’interesse,
    a presto!
    FPA Fotoreporter Professionisti Associati

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