Se al concertone del primo maggio non vengono accreditati i lavoratori.
E’ successo di nuovo: molti professionisti fotoreporter si sono visti negare l’accredito per il sottopalco del concerto del primo maggio. Ci si chiede come sia possibile che un evento mediatico pensato per festeggiare i lavoratori non premi gli stessi appartenenti alla categoria di fotoreporter. Molti accreditati sottopalco a testimoniare l’evento sono muniti di cellulare, non sono fotografi iscritti ad alcuna categoria, ma, ci scommettiamo, riutilizzeranno immagini a scapito di chi, con le foto, ci lavora. Già praticamente non esistono tutele riconosciute per i fotografi, se non qualche iniziativa proveniente da associazioni di categoria, e le ragioni sono molteplici. Alcune di queste vengono dalla società: oggigiorno tutti si sentono fotografi, ma quel che è peggio è che le testate nazionali stesse li riconoscono come tali (vale anche per i giornalisti) e regalano le proprie foto/selfie ai giornali o a chi gliele chiede, affossando l’idea di una professione in toto; altre sono date da scarsa capacità degli uffici stampa nello svolgere il proprio lavoro. E’ all’ufficio stampa infatti che il management dell’evento si affida per l’immagine che questo avrà negli anni a venire, ma questi uffici stampa utilizzano il proprio veto per preferire ai professionisti amici, influencer, persone con altri lavori, tutti, purchè non siano fotoreporter o, almeno dagli ultimi trend, fotoreporter professionisti. I meccanismi di accredito non possono limitarsi ad una scansione temporale (chi prima chiede, prima ottiene, fa niente che non si sia altro che un fan) né ad una scelta totalmente arbitraria
Esistono associazioni come la Fpa Fotoreporter Professionisti Associati che stanno tentando di ridare dignità ad una categoria ormai massificata.
Bisogna aspettare che le iniziative si moltiplichino in questo senso, e che le due realtà (i fotoreporter e gli uffici stampa) collaborino per rendere all’evento la giusta immagine. Rimane deprimente la fotografia scattata oggi del sottopalco del primo maggio: pochi i lavoratori reali, decisamente troppi quelli virtuali.