Le fotografie raccontano più di mille parole. Sono l’incontro “tra la significazione di un fatto e (…) una organizzazione rigorosa delle forme” (H. Cartier-Bresson). Sono un sistema di selezione ed amplificazione delle notizie, un racconto per immagini.
La professione del fotoreporter, nata intorno agli anni ’30 del secolo scorso, ha visto enormi trasformazioni nel corso degli anni. Lo status di fotoreporter, collega a tutti gli effetti dei giornalisti della carta stampata, non è stato però ancora riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei giornali italiani. Se le fotografie che fanno da compendio alle notizie non vengono firmate, la conseguenza non puo’ che essere una svalutazione del grande lavoro che i fotoreporter svolgono quotidianamente.
La quasi abolizione della firma toglie paternità culturale e politica alle immagini: il lavoro del fotoreporter non solo non viene riconosciuto, ma non puo’ essere “certificato”. Si perde la capacità di “fidarsi”, il patto col lettore viene meno. E la colpa non è che degli editori. In Italia, al massimo, troviamo l’indicazione delle agenzie: mai il nome del fotoreporter che ha scattato l’immagine stampata.
Nelle tabelle che seguono potrete vedere la differenza, lo “spread” tra le foto presenti e firmate di alcuni giornali esteri e la desolante situazione italiana. Nel corso dei mesi, vi terremo aggiornati con tabelle simili. Perché i numeri parlano chiaro. Tenete sempre a mente che per “foto firmate”, nel caso dei giornali italiani, intendiamo la dicitura dell’agenzia, non il nome del fotografo. Per quello, chissà quanto tempo dovrà passare.
Precisiamo che le tabelle non sono comparative tra di loro, e che i giornali presi in esame possono cambiare: la nostra indagine non ha alcun valore statistico, è solo una “fotografia” della situazione editoriale estera ed italiana in un qualsiasi giorno dell’anno.